
Caso Epstein, anche Clinton e il principe Andrea fra le nuove foto pubblicate – Mistero sulle foto di Trump scomparse dal sito della Giustizia
Nuovi sviluppi e nuove polemiche emergono attorno agli Epstein files, i documenti legati all’inchiesta sul finanziere statunitense morto in carcere nel 2019. A poche ore dalla loro pubblicazione, dal sito del Dipartimento di Giustizia americano sono già scomparse almeno 16 fotografie. Tra le immagini rimosse figuravano scatti in cui compariva l’attuale presidente degli Stati Uniti Donald Trump, oltre ad altre foto che ritraevano donne nude all’interno della residenza di Epstein. La vicenda alimenta interrogativi sulla reale trasparenza dell’operazione.
All’interno del vasto materiale reso pubblico, composto da migliaia di pagine, una parte consistente risulta fortemente censurata: secondo diverse analisi, almeno 550 documenti sono completamente coperti da omissis, mentre centinaia di altre pagine risultano solo parzialmente leggibili. Tra queste c’è anche un fascicolo legato al gran giurì di New York e un rapporto della polizia della Florida sulla prima indagine degli anni Duemila, conclusasi con un patteggiamento molto discusso. In molti casi, i nomi delle vittime e dettagli sensibili sono stati oscurati, così come alcuni volti presenti nelle fotografie.
Restano invece online immagini che mostrano personalità di primo piano come Bill Clinton e il principe Andrea. In particolare, sono state pubblicate le foto di un viaggio compiuto da Clinton in Marocco nel 2002, durante il quale Epstein e Ghislaine Maxwell parteciparono a una cena privata in occasione delle nozze del re Mohammed VI. All’epoca Epstein non era ancora stato incriminato. Un portavoce dell’ex presidente ha sottolineato che Clinton avrebbe interrotto ogni rapporto prima che emergessero i crimini.
La rimozione delle immagini ha però scatenato reazioni politiche, soprattutto tra i democratici, che chiedono spiegazioni alla ministra della Giustizia Pam Bondi. Secondo l’opposizione, la cancellazione della foto di Trump solleva il sospetto di un possibile insabbiamento. Il Dipartimento di Giustizia replica affermando che le censure rispettano esclusivamente quanto previsto dalla legge, in particolare per la tutela delle vittime e delle indagini in corso.