Entro il 2050 l’Europa sarà a emissioni zero, grazie all’energia solare ed eolica. + 5 milioni di posti di lavoro

19/12/2022

Entro il 2050 l’Europa sarà a emissioni zero, grazie all’energia solare ed eolica. + 5 milioni di posti di lavoro

L’Unione Europea, entro il 2050, potrebbe raggiungere le emissioni nette zero. la rivoluzione porterà inoltre ad un guadagno di cinque milioni di posti di lavoro entro il 2050. E’ quanto emerge da uno studio di McKinsey sul tema della transizione energetica nel mondo

Secondo lo studio è assolutamente necessaria un’azione «rapida e duratura è impellente. Il rischio climatico fisico, infatti, continuano a crescere.

“Per colmare il divario tra l’attuale traiettoria delle emissioni e un percorso che limiterebbe il riscaldamento globale a 1,7°C entro il 2030 – spiega la redazione de Il Sole 24 Ore – ” la capacità installata annuale di energia solare ed eolica dovrebbe quasi triplicare nel prossimo decennio, raggiungendo una capacità installata media annua di oltre 520 gigawatt, rispetto a una media di circa 180 Gw dal 2016 al 2021. L’obiettivo “Fit for 55” relativo al raggiungimento del 45% delle energie rinnovabili nel mix energetico richiede una massiccia ridistribuzione della manodopera: secondo l’analisi McKinsey, nel 2030 sarà necessario quasi un milione di lavoratori qualificati a tempo pieno, solo per lo sviluppo e la costruzione di impianti di energia rinnovabile centralizzati, senza considerare la mobilità o la transizione energetica decentralizzata. Si tratta pertanto di una cifra destinata a triplicare rispetto alla situazione attuale. Il raggiungimento del “Fit for 55” richiederà inoltre la costruzione e il potenziamento dell’infrastruttura di rete: per sostenere l’elettrificazione, l’integrazione delle fonti rinnovabili e delle risorse distribuite e la digitalizzazione delle infrastrutture, sarà necessario un investimento annuale tra il 40 e il 70% in più rispetto alla media degli investimenti degli ultimi cinque anni.

Ecco le strategie per ridurre le fonti fossili
“Mentre il mondo cerca di muoversi verso un’energia più pulita – si legge sul Sole 24 Ore – ” è necessaria una visione articolata del ruolo dei combustibili fossili e del percorso per ridurne l’uso. Anche se la produzione di energia rinnovabile è raddoppiata nell’ultimo decennio, i combustibili fossili rappresentano ancora circa l’82% del consumo di energia primaria nel 2021. Inoltre, in tutti gli scenari a zero emissioni si ipotizza una dipendenza residua dai combustibili fossili entro e oltre il 2050: ad esempio, la domanda di gas diminuirebbe di circa il 35% passando da circa 3.800 miliardi di metri cubi (bcm) nel 2021 a circa 2.500 bcm nel 2050. Poiché probabilmente saranno necessari ulteriori investimenti nella produzione di combustibili fossili per soddisfare la domanda e il fabbisogno residuo attuale o futuro, sarà fondamentale puntare su fonti e approcci produttivi a basse emissioni, ad alta efficienza e altamente flessibili. Sarà importante evitare l’accumulo di asset incagliati. Tre fattori principali influenzano la capacità di ciascun Paese di realizzare una transizione energetica più ordinata. Due sono legati alla resilienza energetica e il terzo all’accessibilità economica. Le opportunità, le sfide e i rischi della transizione sono distribuiti in modo disomogeneo a causa di tre fattori principali – conclude il quotidiano di economia e finanza – ” Quelli relativi alla dimensione della resilienza energetica sono: la presenza (o la mancanza) di risorse naturali, come il potenziale di generazione eolica e solare e la disponibilità di minerali critici per la transizione; la dipendenza economica di un Paese dalle importazioni di energia e dalle industrie ad alta intensità di emissioni. Per quanto riguarda la dimensione dell’accessibilità economica, le risorse finanziarie disponibili di un Paese e la sua capacità di mobilitare il capitale per sostenere la transizione energetica sono fondamentali”.

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