
In Italia la disoccupazione è al 6% (dati più bassi dal 2007) – Ma i lavoratori sono sempre più poveri: i numeri allarmanti

Italia, disoccupazione ai minimi storici ma crescono povertà e precarietà: il paradosso del lavoro
Secondo i più recenti dati diffusi da Eurostat e Istat, il mercato del lavoro italiano mostra segnali positivi sul fronte della disoccupazione, ma nasconde al contempo criticità crescenti legate alla qualità dell’occupazione e al potere d’acquisto dei lavoratori.
A febbraio 2025, il tasso di disoccupazione in Italia è sceso al 5,9%, toccando il livello più basso registrato dal 2007. Si tratta di un dato incoraggiante, che avvicina l’Italia alla media dell’Unione Europea, pari al 5,7%. Tuttavia, nel confronto con altri Paesi europei, il Belpaese mostra ancora margini di miglioramento: Germania e Polonia mantengono infatti livelli molto più bassi, rispettivamente 3,5% e 2,6%, mentre Spagna, Finlandia, Svezia e Grecia restano in forte difficoltà, con tassi superiori all’8%.
Nonostante l’apparente progresso, i dati di marzo 2025 dell’Istat raccontano una realtà più sfaccettata. Il numero complessivo degli occupati si è ridotto di 16mila unità rispetto al mese precedente, scendendo a 24 milioni 307mila lavoratori. Questo calo ha coinvolto soprattutto i lavoratori autonomi e i dipendenti a tempo determinato, mentre si è registrato un incremento tra i dipendenti stabili.
E cresce la povertà lavorativa. La povertà è in aumento tra i lavoratori italiani: il reddito non basta più e cresce il divario sociale
Sempre più persone in Italia si trovano in una condizione di fragilità economica pur avendo un impiego. Secondo i dati pubblicati da Eurostat, il 9% dei lavoratori a tempo pieno percepisce un reddito inferiore al 60% di quello mediano nazionale (al netto dei sussidi), un aumento rispetto all’8,7% del 2023. La situazione è ancora più critica se si considerano tutti gli occupati dai 18 anni in su, impiegati per almeno metà dell’anno: in questo gruppo, la quota di chi vive sotto la soglia di povertà raggiunge il 10,2%, anch’essa in crescita.
Il fenomeno della povertà lavorativa colpisce in misura crescente i lavoratori autonomi, tra i quali ben il 17,2% ha redditi insufficienti (contro il 15,8% dell’anno precedente). Anche tra i dipendenti si osserva un incremento, seppur più contenuto: dall’8,3% all’8,4%. In controtendenza, i lavoratori part-time poveri scendono dal 16,9% al 15,7%. A soffrire di più sono i giovani tra i 16 e i 29 anni (l’11,8% è povero), mentre nella fascia 55-64 anni la percentuale si attesta al 9,3%.
Confronto europeo: Italia in coda
Se si guarda agli altri Paesi europei, il quadro è sconfortante: in Germania, solo il 3,7% dei lavoratori a tempo pieno è a rischio povertà, mentre la Finlandia registra una quota minima del 2,2%. Anche la Spagna, nonostante tassi di disoccupazione più alti, ha una percentuale simile all’Italia (9,6%). I dati confermano quindi il forte ritardo del nostro Paese nel garantire un’adeguata retribuzione ai lavoratori.
E cresce il divario tra ricchi e poveri, che aumenta dopo il calo registrato nel 2023.
“Secondo i dati Eurostat riferiti al 2024 – informa Il fatto quotidiano – ” il primo decile delle persone sulla base dei redditi può contare su una quota del reddito nazionale equivalente del 2,5%, in calo rispetto al 2,7% del 2023 (era del 2,5% nel 2022). In Germania la quota è del 3,4%. L’ultimo decile, quello più “ricco” può invece contare su una quota del reddito nazionale equivalente del 24,8%, in aumento sul 24,1% del 2023 (in Germania è al 23,7%). La quota in Italia del reddito dei più benestanti era del 25,1% nel 2022. In Italia il rischio di povertà è rimasto stabile al 18,9% della popolazione e nel complesso le persone in una situazione di indigenza in Italia sono 11 milioni 92mila, 29mila in meno rispetto al 2023 e al livello più basso dopo il 2009. Per i più giovani la percentuale resta più alta di quella degli anziani, ma se per gli under 18 la quota delle persone a rischio di povertà cala dal 24,7% al 23,2% per gli over 65 aumenta dal 16,9% al 17,6%. I minori a rischio di povertà nel 2024 erano 2 milioni 69mila in calo di 180mila unità sul 2023 mentre gli anziani in difficoltà economiche erano 2 milioni 513mila, in crescita di 129mila unità”.