
13/06/2019
Cronaca
La sanità italiana cade a pezzi – “In 10 anni 28 miliardi in meno”, l’alllarme della Fondazione Gimbe
Il report della Fondazione Gimbe presenta dati impietosi per l’Italia, paese in cui si spende troppo poco e al contrario si spreca molto.
E così ai giorni nostri molte delle cure essenziali non sono più garantite.
Secondo la Fondazione Gimbe, in Italia i livelli sanitari di assistenza (Lea) sono garantiti soltanto sulla carta. Mentre le famiglie devono spendere sempre di piu’ per colpa di sprechi e inefficienze di un sistema che sta letteralmente “cadendo a pezzi”.
Il rapporto è stato presentato in questi giorni al Senato e le responsabilità vano soprattutto alla politica.
“Nel periodo 2010-2019 sono stati tagliati 37 miliardi di euro a fronte di un incremento del fabbisogno sanitario nazionale”, ha spiegatoi Nino Cartabellotta, presidente di Gimbe, secondo cui “Il Def 2019 riduce il rapporto spesa sanitaria/Pil dal 6,6% nel 2019-2020 al 6,5% nel 2021 e 6,4% nel 2022 e l’aumento di 8,5 miliardi in tre anni previsto dalla legge di bilancio 2019 è subordinato alle ardite previsioni di crescita”.
“L’Italia – secondo la Fondazione Gimbe – “siede nel G7 tra le potenze economiche del mondo, ma la politica ha fatto precipitare il finanziamento pubblico per la sanità ai livelli dei paesi dell’Europa orientale. E così, mentre il mondo professionale e i pazienti aspirano alle grandi (e costose) conquiste della scienza e l’industria investe in questa direzione, l’entità del definanziamento pubblico allontana sempre di più l’accessibilità per tutti alle straordinarie innovazioni farmacologiche e tecnologiche oggi disponibili”.
L’accusa del presidente ai politici è di aver subordinato le politiche sanitarie al consenso elettorale. “I governi hanno puntato sui sussidi individuali – bonus 80 euro, reddito di cittadinanza, quota 100 – indebolendo di fatto le tutele pubbliche in sanità ed aumentando la spesa delle famiglie”.
L’Italia spende poco e spreca molto: circa 21 miliardi. Inadeguato il coordinamento di assistenza, le inefficienze amministrative, il sovrautilizzo di servizi e prestazioni sanitarie inefficaci o inappropriate, e le frodi e gli abusi. A questo si aggiunge una normativa “frammentata e incompleta” e i contrasti tra governo e Regioni.
Un quadro preoccupante:
“Bisogna mettere in sicurezza le risorse ed evitare le periodiche revisioni al ribasso”, conclude il presidente. “Dobbiamo definire sia una soglia minima del rapporto spesa sanitaria/Pil, sia un incremento percentuale annuo del fabbisogno sanitario nazionale pari almeno al doppio dell’inflazione”.
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