L’Italia alla ricerca di informatici. E’ fra le professioni più richieste: ne servirebbero 10 volte tanto

21/07/2022

L’Italia alla ricerca di informatici. E’ fra le figure più richieste: ne servirebbero 10 volte tanto

Gli informatici in Italia sono come perle rare, soprattutto nella fase attuale in cui le imprese sono alla ricerca di questi professionisti, per la svolta digitale del Pnrr.

“Nel settore informatico servirebbero dieci volte tanto i profili presenti”, ha dichiarato di recente Zoltan Daghero, managing director di Gi Group, una multinazionale che opera nel mercato della formazione professionale.

In Italia i laureati non sono molti. Secondo lo studio Desi che monitora la competitività digitale dei Paesi europei, l’Italia si colloca al diciassettesimo posto per numero di laureati in materie Stem, ossia Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica, addirittura al ventunesimo per competenze digitali.

Anche la Pubblica Amministrazione negli ultimi mesi sta ricercando laureati in informatica, senza avere però troppo successo. Gli informatici ‘fuggono’ per via dei salari troppo bassi e di un’organizzazione del lavoro che non valorizza le competenze.

E la situazione nel privato? Un recente articolo di Repubblica, firmato Rosaria Amato, illustra il quadro attuale: “Se la Pubblica Amministrazione sconta il fatto di essersi affacciata da poco al mercato del lavoro dell’ITC, nel privato invece il mismatch è un problema di vecchia data, che tende però ad aggravarsi ulteriormente, perché è la domanda a crescere sempre di più. Non solo nel Nord Italia, anche se, spiega Daghero, “la capitale della crescita del settore IT è Milano, città dove non a caso si sono radicati e sviluppati anche il distretto Fintech e in generale gli hub di startup”. “Va però evidenziato – prosegue il managing director di Gi Group – come anche la provincia di Napoli stia puntando su questo comparto diventando a tutti gli effetti un distretto tech”. A scarseggiare non sono solo i laureati, ma persino i diplomati: “Quest’anno prevediamo l’assunzione di mille informatici. – spiega Marina Irace, responsabile HR del gruppo Almaviva. – Dal momento che le università sfornano un numero di laureati insufficienti a colmare il fabbisogno, circa la metà delle figure che contiamo di assumere sono diplomati, provenienti dagli istituti tecnici informatici oppure dai licei scientifici matematici. Noi facciamo anche programmi di alternanza scuola-lavoro: per figure come quelle degli sviluppatori, o dei programmatori, o professionalità legate alle infrastrutture che gestiscono dati, facciamo anche contratti di apprendistato. E assumiamo anche dagli Its, si tratta di professionalità equivalenti ai laureati triennali”.

Quali sono, nel settore informatico, le professioni più ambite?
“Secondo le rilevazioni di Gi Group – si legge ancora su Repubblica – “sono il data analyst (laureato), che raccoglie, analizza e interpreta i dati; help desk (diplomati), figura impegnata nel fornire supporto e assistenza tecnica all’utente/cliente); java developer, che ha il ruolo di disegnare e sviluppare componenti software per rispondere alle specifiche esigenze delle aziende, e può esssere un laureato o un diplomato Its o di scuola superiore, a seconda della complessità delle attività e delle mansioni; specialista Iot, impegnato in campi che vanno dall’industria 4.0 alla domotica, con un raggio di competenze ampio che va dalla connettività dei device fino all’analisi dei dati complessi raccolti sulle filiere produttive, anche in questo caso può trattarsi di lareato o diplomato a seconda delle mansioni; e infine specialista in intelligenza artificiale, laureato in informatica o ingegneria informatica, molto richiesto soprattutto nei settori dell’e-commerce, della finanza o della logistica. Al di là degli specialisti, la richiesta di competenze informatiche pervade ormai anche altri settori”.

E con la super richiesta di laureati in informatica, finalmente sono crescite (seppur di poco) anche le retribuzioni.
“Dall’ultimo rapporto di Almalaurea – conclude lo studio di Repubblica- “emerge che nel 2021, a cinque anni dalla laurea, le retribuzioni più alte sono quelle dei laureati magistrali biennali di ingegneria industriale e dell’informazione e di informatica e tecnologie ICT, pari rispettivamente a 1.893 e 1.851 euro mensili netti. Sotto i 1.400 euro mensili invece gli stipendi dei laureati dei gruppi educazione e formazione, psicologico e letterario-umanistico. Ma ci sono figure specialistiche di informatici che vanno anche oltre le cifre indicate da Almalaurea: “Per un architetto software con 5 anni di anzianità, e competenze specifiche sulla blockchain, le retribuzioni medie si aggirano sui 50 mila euro lordi annui, perché c’è molto turnover”, rileva Marina Irace”.

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