14/01/2022

Sanità

Test Covid – L’analisi della voce (col cellulare) è molto più efficace dei tamponi nasali: lo studio

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Il Covid può essere scoperto direttamente dall’esame della voce, grazie al cellulare e all’intelligenza artificiale. Lo dimostra lo studio di un gruppo di ricercatori italiani, pubblicato a fine 2021 dalla rivista scientifica Journal of Voice.

In particolare, secondo quanto riportato anche da un’ultima ricerca del MIT di Boston: “I tamponi nasali hanno un livello di accuratezza medio compreso tra il 40% e l’86%, mentre il nostro sistema arriva al 90%; e in futuro faremo ancora meglio grazie al machine learning, ovvero l’apprendimento automatico dell’intelligenza artificiale”. Così ha spiegato alla rivista specializzata  Italian Tech, Giovanni Saggio, docente di elettronica presso l’Università di Tor Vergata.

Intanto già diverse già realtà puntano sul test della voce come screening per diverse patologie.

“La ricerca italiana  Machine Learning-based Voice Assessment for the Detection of Positive and Recovered COVID-19 Patients – spiega ancora Italian Tech – “si basa però su un brevetto e sul lavoro svolto da medici e specialisti di istituzioni accademiche come Tor Vergata e Pavia, e ospedaliere, fra cui l’IRCCS Policlinico San Matteo e l’Ospedale dei Castelli ASL Roma 6”.

“Non mi piace usare il termine diagnostico”, ha sottolineato Saggio ad High tech, “Quello che l’algoritmo sviluppato da me e i colleghi ingegneri evidenzia come screening, poi diviene diagnosi solo successivamente perché nel nostro gruppo ci sono anche diversi medici specialistici fra cui il professor Antonio Pisani, responsabile del Centro di Ricerca Disordini del Movimento di Fondazione Mondino IRCCS e ordinario di Neurologia presso l’Università di Pavia. Noi ci limitiamo a rilevare quelle anomalie nella voce che fanno comprendere se si è sani, contagiati da Covid oppure affetti da long Covid.

L’analisi della registrazione della voce “consente di evidenziare certe caratteristiche rispetto alle altre, come ad esempio la frequenza fondamentale, le armoniche, il rapporto segnale/rumore fino a ben 6370 elementi. Ebbene, quelli che ci interessano e sono oggetto di variazioni in relazione al Covid o altre patologie sono al massimo una trentina”.

“Nel 2009 – conclude l’esperto – “ho iniziato a studiare il tema con dei colleghi indiani, concentrandomi sulla febbre gialla e tubercolosi. Mai poi ho proseguito con Parkinson, disfonia, disfagia e adesso Covid. Tutte patologie che si riflettono con segnali più o meno evidenti nella voce e nel peso gerarchico di quei trenta parametri chiave individuati. Ad esempio i soggetti afflitti da Parkinson non hanno evidenze nelle vie aeree ma indirettamente la parte muscolare condiziona il respiro con un pattern riconoscibile”.

 

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