Torino – Perle e luce nel Rinascimento Piemontese: inaugurata la mostra

20/03/2022

IL RINASCIMENTO PIEMONTESE IN UNA MOSTRA DEDICATA AL CARDINALE DOMENICO DELLA ROVERE

Tra testimonianze, documenti e dipinti, la storia di un uomo di chiesa che finanziò il castello di Vinovo e il duomo di Torino

 

Finanziò la costruzione del castello di Vinovo ma anche del Duomo di Torino, un religioso appassionato di arte che ha dedicato la sua vita all’estetica, alla fede in Dio e allo studio dell’architettura. Indiscusso interprete del rinascimento piemontese, il cardinale Domenico Della Rovere è il protagonista di una mostra patrocinata dal Comune di Vinovo, dalla Regione Piemonte e dalla Città metropolitana di Torino che si terrà dal 19 marzo al 12 giugno 2022 che ricostruisce le fasi di costruzione con documenti dell’epoca di uno dei più imponenti edifici rinascimentali piemontesi attraverso dipinti dell’epoca miniature e opere recuperate da musei e archivi Italiani.

«Il rilancio di una delle più importanti dimore rinascimentali del Piemonte – sottolineano il sindaco Gianfranco Guerrini e gli assessori alla Cultura del Comune di Vinovo Maria Grazia Midollini e della Regione Piemonte Vittoria Poggio – rientra nel programma di valorizzazione dei beni architettonici e culturali di cui la Regione è sostenitrice. Il Rinascimento piemontese fa parte del corredo culturale di cui l’Italia vanta un primato mondiale per l’originalità con la quale fu reinterpretato il mondo in chiave umanistica da artisti, poeti, architetti e intellettuali».

Costruito su disegno dell’architetto Baccio Pontelli, il castello di Vinovo fu finanziato dal cardinale Domenico Della Rovere, mecenate e appassionato d’arte che inviò da Roma casse di argenti e preziosi per erigere l’edificio di Vinovo. A Della Rovere si deve anche la costruzione del Duomo di Torino, realizzato nell’ultimo decennio del Quattrocento su progetto di Meo del Caprina.

«Le fortune economiche e la carriera ecclesiastica del nobile vinovese – spiega lo storico e curatore della mostra Ilario Manfredini – ebbero importanti riverberi culturali e artistici a Vinovo e in tutti i luoghi in cui mise in campo il suo mecenatismo. Il Cardinale ebbe incarichi impegnativi ma anche remunerativi presso la Curia romana che gli consentirono di consolidare la sua posizione, sia a Roma che in Piemonte. Questo gli consentì di regalare alla comunità un patrimonio di inestimabile valore che oltre all’indice culturale oggi è un attrattore turistico a tutti gli effetti».

La sala del Fregio ospiterà alcune miniature e una raccolta libraria conservata all’interno del castello dopo la morte del cardinale, mentre nella sala degli Stucchi e dei Medaglioni saranno esposte rappresentazioni rinascimentali del Piemonte. Nell’ambiente di Carlo VIII saranno rievocate le figure di Domenico Della Rovere, Carlo VIII di Francia e Carlo II di Savoia.

Nel salone d’onore del lato nord si potranno vedere documenti e disegni delle fasi costruttive dell’edificio, mentre nel chiostro si potrà ammirare il cortile cesareo del castello.

La mostra ha un’appendice anche nella chiesa parrocchiale dove si potrà ammirare il complesso scultoreo tardo quattrocentesco del «Compianto», opera realizzata per il perduto convento del Tivoletto.

UN MECENATE TRA VINOVO, ROMA E TORINO

Nato a Vinovo nel 1442, Domenico si trasferì a Roma nel 1465 seguendo l’esempio del fratello Cristoforo Della Rovere, protonotario apostolico. Il nobile vinovese avviò la sua carriera ecclesiastica sotto la protezione del cardinale Francesco Della Rovere, che sarebbe salito al soglio pontificio con il nome di Sisto IV. I prestigiosi, impegnativi e remunerativi incarichi presso la Curia romana consentirono a Domenico della Rovere di consolidare la sua posizione, sia a Roma che in Piemonte, soprattutto dopo la morte del fratello nel 1478. Le fortune economiche e la carriera ecclesiastica del nobile ecclesiastico vinovese ebbero importanti riverberi culturali e artistici a Vinovo e in tutti i luoghi in cui Domenico della Rovere mise in campo il suo mecenatismo.

Creato cardinale nel 1478, Domenico Della Rovere diventò Vescovo di Torino nell’anno successivo, consolidando il suo ruolo di promotore e sostenitore degli artisti e dei letterati più qualificati presenti a Roma alla fine del XV secolo. Fu lui a chiamare il Pinturicchio e le sue maestranze ad affrescare tra il 1485 e il 1490 la villa che possedeva in Borgo Vecchio, ora via della Conciliazione, ma anche la cappella funeraria in Santa Maria del Popolo, dove fu collocato il sepolcro del fratello Cristoforo.

Si deve a Domenico Della Rovere la costruzione del nuovo Duomo di Torino, realizzata nell’ultimo decennio del Quattrocento su progetto di Meo del Caprina. La sua predilezione per i canoni estetici rinascimentali trova una plastica rappresentazione anche nel castello di famiglia a Vinovo, che per suo impulso fu oggetto di una radicale trasformazione negli stessi anni in cui si realizzava il Duomo del capoluogo subalpino. L’obsoleta struttura difensiva medievale venne trasformata per suo volere in una sontuosa residenza rinascimentale. Nel XVI secolo il prestigio e il potere dei Della Rovere in Piemonte proseguirono con Giovanni Ludovico, Vescovo di Torino dal 1501 al 1510, e con Giovanni Francesco, Arcivescovo subalpino fino al 1515.

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