
A Torino acqua contaminata da Pfas: “Inquinamento maggiore del previsto”. E’ allarme
A Torino acqua contaminata da Pfas: “Inquinamento maggiore del previsto”. E’ allarme
Pfas nell’acqua potabile coinvolge oltre 70 comuni del Piemonte, inclusa la città metropolitana di Torino. La situazione è stata evidenziata da un rapporto di Greenpeace che ha richiesto dati agli enti pubblici regionali tramite istanze di accesso agli atti.
Il rapporto rivela che la maggior parte delle province piemontesi non dispone di dati sulla contaminazione da Pfas, nonostante queste sostanze siano utilizzate in vari processi industriali e siano considerate inquinanti persistenti.
Secondo Greenpeace, circa 125.000 persone, quasi il 3% della popolazione piemontese, potrebbero aver bevuto acqua contaminata da Pfoa, un composto Pfas considerato cancerogeno.
La richiesta dei dati ha mostrato che solo il 23% degli enti ha risposto positivamente, mentre molti altri hanno affermato che mancano leggi nazionali che limitino la presenza di Pfas nell’acqua potabile. Tra i campioni analizzati, il 51% ha mostrato la presenza di Pfas, con le maggiori positività riscontrate nella provincia di Alessandria, dove alcuni comuni hanno evidenziato la presenza degli inquinanti in tutti i prelievi.
“Nella maggior parte dei casi in cui è stata evidenziata la contaminazione delle acque da Pfas – scrive il fatto Quotidiano – questa è infatti ascrivibile a due composti: Pfoa, la cui cancerogenicità è accertata e Pfos (incluso nella lista dei possibili cancerogeni solo a novembre 2023). D’altronde, in attesa che entri in vigore in Italia, a partire da gennaio 2026, la direttiva comunitaria 2184/2020, manca una legge nazionale che limiti la presenza di Pfas nelle acque potabili. “Per anni si è ritenuto che la contaminazione da Pfas, in Italia, interessasse solo il Veneto o la zona dell’alessandrino in Piemonte, aree che hanno ospitato od ospitano tuttora stabilimenti industriali dedicati alla produzione di queste pericolose molecole. Purtroppo, però, l’inquinamento da Pfas è molto più esteso” racconta Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia che, già lo scorso anno, ha condotto un’indagine in Lombardia”.
Greenpeace sostiene che le verifiche degli enti pubblici sono lacunose e limitate solo ad alcune aree, con interventi non uniformi e talvolta non cautelativi per la salute umana.