09/11/2022

Economia

Anno 2035: sarà ‘invasione ‘cinese’ – Verrà da Pechino un’auto elettrica su 5

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2035: in arrivo l’invasione ‘cinese’. Verrà da Pechino un’auto elettrica su 5

Sarà una crescita inesorabile. Fra tre anni, nel 2025 , le auto elettriche prodotte in Cina e circolanti in Europa si attesterà sul 18%. Ma alla scadenza del 2035, anno in cui si verificherà il passaggio tra motore tradizionale e batterie, ci sarà una vera e propria invasione del mercato europeo.

In Cina il mercato elettrico è in continua ascesa. E i numeri lo dimostrano:  “Nella prima metà del 2022 il 5% delle auto che si attaccano alla spina vendute in Europa era di un brand cinese, contro lo 0,4% di tutto il 2019 – spiega la Repubblica, nella sua pagina dei Motori. ” E nel 2025 una vettura a batteria ogni cinque arriverà dal Paese del Dragone. Al Salone di Parigi i costruttori, da Renault a Stellantis, hanno denunciato il pericolo di un mercato dominato dalla Cina, invocando regole comuni nella Ue e barriere per fermare l’ondata. La quota di mercato di vetture elettriche di marchi cinesi in Norvegia ha raggiunto già oggi il 12,5%.

In Svezia è all’11,1% e nel Regno Unito arriva al 7,6%. Il gruppo Byd vuole entrare in Germania, Paesi Bassi, Danimarca, Austria e Uk. Per poi allargarsi ancora. E la società di autonoleggio Sixt ha già firmato un contratto con il colosso per l’acquisto di 100mila auto full electric entro il 2028. Xpeng sta prendendo di mira il mercato svedese e olandese, mentre il Nio Et7 sta per essere lanciato in Nord Europa. «La Cina ha obiettivi precisi di crescita del suo mercato elettrico domestico: 20% di market share nel 2025 – sottolinea Veronica Aneris, direttrice italiana di T&E – con questi ritmi, e con le economie di scala che ne conseguono, i cinesi avranno gioco facile. Se vogliamo che la decarbonizzazione non comporti perdite di posti di lavoro, l’Ue deve darsi target ambiziosi per sostenere le sue industrie verso la mobilità green».

«C’è una differenza fondamentale con la Cina nell’industria dell’automobile – ha spiegato a Repubblica  Marco Saltalamacchia, vice presidente e ceo del gruppo Koelliker, storico marchio che importa vetture dall’Asia e dalla Cina – in quanto Corea e Giappone hanno dovuto puntare sulla globalità. La Cina punta su se stessa, sulla sua classe media, 250 milioni di persone. Ha una popolazione grande che vuole acquistare cinese. Il prodotto cinese è già globale nei fatti e va bene per l’Europa allo stesso prezzo o a un prezzo maggiore che tiene conto della logistica e dei dazi al 10%».

Ma invasione può voler dire anche competizione.

“L’approccio del presidente di Federmeccanica Visentin, pur contestando la scelta a senso unico dell’Europa verso l’elettrico, è pragmatico – conclude l’espero Diego Longhin, nel suo articolo su Repubblica – “Nell’ultima assemblea a Roma ha detto che «servono grandi investimenti e grandi risorse, ma pure grandi “rimorchiatori” che mancano in Italia. O li creiamo in casa o li attraiamo da fuori. Perché non portiamo un produttore cinese che fa elettriche a basso costo in Italia visto che in Europa non siamo capaci a farle. Cosi creeremo nuovi orizzonti per la nostra economia e il nostro lavoro». Ci sono già aziende europee che hanno sperimentato la “cura cinese”, come Volvo controllata da Geely. Dopo 12 anni i risultati sono positivi: «È rinata e non è mai stata svedese come oggi – ha detto Michele Crisi, presidente di Volvo Italia – gli investimenti sono stati ingenti, l’esperienza è positiva. Invasione vuol dire anche competizione».

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