07/11/2018

Territorio

La richiesta di autonomia del Piemonte presentata a Roma “Non chiediamo più soldi ma libertà di gestirli”

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Il Piemonte presenta oggi a Roma la richiesta di autonomia differenziata, approvata all’unanimità dei votanti dal Consiglio regionale.
A favore tutti i gruppi di maggioranza e opposizione, non ha partecipato al voto il gruppo M5s. La richiesta si basa sull’articolo 116 della Costituzione e si aggiunge a quelle già in atto o in fase di definizione, da parte di diverse altre Regioni.

Non è una generica richiesta di maggiori poteri, ma la rivendicazione di strumenti necessari per una migliore gestione delle nostre specificità e potenzialità“, ha dichiarato il presidente Sergio Chiamparino. “Un progetto con il quale il Piemonte si presenta al confronto con il Governo: domani – ha proseguito – assieme al vicepresidente Aldo Reschigna, illustrerò l’intera delibera alla ministra Erika Stefani, che ringrazio per la sollecitudine con cui ci riceve. Infine un ringraziamento al Consiglio regionale che ha accompagnato in modo costruttivo il varo di questa delibera.Circa le infrastrutture strategiche poniamo esplicitamente il problema del coordinamento con altre regioni, delineando così lo spazio politico e socioeconomico della macroregione del NordOvest”.

Per noi la richiesta di maggior autonomia è la consapevolezza forte e profonda che c’è bisogno di un nuovo equilibrio tra le Regioni e lo Stato, da realizzare partendo, per il Piemonte, dal proprio contesto economico, sociale e demografico, per individuare quali siano i fattori di sviluppo”, ha spiegato il vicepresidente Aldo Reschigna.

“Siamo favorevoli all’autonomia regionale – ha affermato – Giorgio Bertola (M5s) – ma avremmo preferito il coinvolgimento diretto dei cittadini attraverso un referendum come avvenuto in Lombardia e Veneto. È mancato un confronto aperto che coinvolgesse cittadini, realtà imprenditoriali e sociali. Per quanto riguarda la parte sanitaria siamo contrari al superamento di tutti i vincoli nella spesa della ripartizione del fondo sanitario. La Giunta ha accolto la nostra richiesta di mantenere la separazione dei tetti di spesa farmaceutica differenziata tra ospedaliera e territoriale, ma non basta. Infine occorre permettere di investire in edilizia sanitaria senza ricorrere al costosissimo partenariato pubblico-privato. La maggiore autonomia nella disciplina dei tributi non deve tradursi in aumento delle tasse per i cittadini e le aziende piemontesi”.

Non chiediamo più soldi allo Stato ma più libertà di gestirli su alcune precise competenze che riteniamo strategiche per lo sviluppo della nostra Regione – dichiara Domenico Ravetti (Pd) -. Una sorta di una terza via pragmatica tra il vecchio centralismo, che alcuni vorrebbero riproporre ancora oggi, e un federalismo di vecchia convenzione inconcludente e sbandierato solo ai fini elettorali; sul tema – prosegue – mi auguro che il Governo proceda in tempi brevi: si tratta di creare una maggiore coerenza su materie la cui gestione rafforzata del Piemonte offrirebbe una maggiore agilità su temi quali il lavoro, la sanità, il governo del territorio, le politiche della montagna e l’ambiente, gestione delle non autosufficienze”.

Luca Bona (Fi), dai banchi del centrodestra, ha affermato che: “Il percorso di maggiore autonomia per il Piemonte che approviamo oggi era fondamentale per non accumulare ulteriore ritardo rispetto a Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna che hanno avviato pienamente il processo ai sensi del 116 della Costituzione già da tempo. Il testo potrà essere migliorato in futuro, intanto abbiamo ottenuto, già in Commissione, l’inserimento di alcuni emendamenti che potranno dare al Piemonte più strumenti per competere nello scenario economico attuale. Tra queste competenze quelle del rapporto diretto con gli Stati confinanti, della govenance e della fiscalità regionale e del ruolo rafforzato per l’istituzione di aree speciali nei territorio montani, disagiati e interessati da fenomeni naturali”.

La richiesta di maggiore autonomia da parte dell’Esecutivo, che consente l’apertura del negoziato con il Governo in base all’articolo 116 della Costituzione, riguarda in particolare le seguenti materie:

Governo del territorio e beni paesaggistici e culturali;

Protezione civile e infrastrutture;

Tutela del lavoro, istruzione tecnica e professionale, istruzione e formazione professionale e
istruzione universitaria

Politiche sanitarie;

Coordinamento della finanza pubblica;

Ambiente;

Previdenza complementare e integrativa finalizzata alla non autosufficienza;

Rapporti internazionali e con l’Unione europea.

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