La Banca d’Alba è stata truffata per 780 mila euro, che sono finiti in un circuito di “scatole cinesi” e trasferiti sui conti di società in Cina e Svizzera.

L’organizzazione responsabile della frode, composta da sette persone, è stata arrestata dalla Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Cuneo con l’accusa di truffa, riciclaggio e autoriciclaggio. Tra gli arrestati ci sono quattro italiani e tre cinesi, residenti a Torino, Gallarate e Roma.

Il raggiro è stato perpetrato sfruttando la procedura bancaria del “Sepa Direct Debit B2B”, uno strumento di pagamento che permette al cliente di una banca di disporre degli incassi in euro all’interno dell’area Sepa. In questo caso, i truffatori hanno presentato falsi documenti commerciali che attestavano un credito complessivo di 2,5 milioni di euro nei confronti di tre imprese ignare di tutto, riuscendo a ottenere una “provvista” iniziale di 780 mila euro, trasferita subito a società compiacenti che ne hanno riciclato il valore attraverso ulteriori bonifici, in Cina e in Svizzera.

Le indagini condotte dalla Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Cuneo, coordinate dalla Procura di Asti, hanno permesso di individuare beni e valori riconducibili agli indagati, e di sequestrare preventivamente 4 abitazioni, 10 immobili, 9 automobili, dei conti correnti dei 7 arrestati e delle società coinvolte, per un valore di oltre 600 mila euro.

La Banca d’Alba non ha messo a rischio denaro dei propri clienti e ha fornito la massima collaborazione ai finanzieri durante le indagini. L’inchiesta prosegue per cercare di rintracciare il denaro riciclato e non si escludono nuovi sviluppi.

Questa la nota diffusa dal Comitato provinciale della Finanza: Si precisa che la Banca d’Alba non ha messo a rischio denaro dei propri clienti e, in ogni caso, rappresenta la vittima del sistema di truffa. Nel corso delle indagini, peraltro, l’istituto di credito ha fornito la massima collaborazione ai finanzieri».