03/05/2023

Territorio

Torino – Il 100% di chi lavora nei Pronto Soccorso ha subito violenza. E’ emergenza: aumentano le misure di sicurezza

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Torino – Il 100% di chi lavora nei Pronto Soccorso ha subito violenza. L’allarme è stato lanciato da Simeu (Società Italiana Medicina di Emergenza Urgenza) e denota un quadro allarmante.  Nella stima sono inclusi  sia gli episodi dichiarati che quelli sommersi.

Come intervenire

Il monitoraggio effettuato a livello regionale evidenzia che tutte le Aziende sanitarie regionali hanno recepito la Raccomandazione ministeriale sulla violenza nei confronti del personale medico e dei pazienti nei Pronto Soccorso e nei Dea (Dipartimenti emergenza urgenza), implementando procedure e protocolli aziendali che forniscono indicazioni di carattere generale e specifiche per la gestione di situazioni complesse e per particolari contesti a rischio (Servizi psichiatrici, Centri di salute mentale, Comunità protette, Dea).

Sono attivi sistemi di segnalazione degli eventi alla Strutture di Prevenzione e Protezione ed ai Gruppi aziendali risk management e sono altresì stati costituiti, in molte Aziende sanitarie regionali, gruppi multidisciplinari coordinati dal Servizio di Prevenzione e Protezione che valutano gli eventi denunciati dal personale e definiscono le azioni di miglioramento da intraprendere.

Cosi l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte in risposta ad un’interrogazione consiliare sulle aggressioni nei Pronto Soccorso.

In attuazione alla stessa Raccomandazione ministeriale, rileva l’assessore, le procedure aziendali prevedono, inoltre, lo schema di intervento di vigilanza esterna, vigilanza interna e guardiania e le relative modalità di attivazione.

In talune Aziende sanitarie regionali sono stati attivati sportelli di ascolto finalizzati alla prevenzione del disagio psicologico e dello stress nei luoghi di lavoro.

Ulteriore obiettivo regionale è quello di fornire alle Aziende sanitarie indirizzi per la programmazione e implementazione di misure omogenee (strutturali e organizzative) idonee a consentire la riduzione del rischio di comportamenti aggressivi e di atti di violenza contro gli operatori sanitari, anche attraverso il miglioramento delle misure organizzative, nonché delle conoscenze e competenze, da parte degli operatori, utili a valutare, prevenire e gestire tali eventi (ad esempio, attraverso un’attività formativa specifica in ambito di competenze relazionali e comunicative nelle situazioni di conflitto nel rapporto operatori/medici/assistiti).

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