
Torino – Colpito da tumore per uso prolungato del cellulare per lavoro. Inail condannata a pagare una rendita
Torino – Colpito da tumore per uso prolungato del cellulare per lavoro. Inail condannata a pagargli una rendita
E’ stato colpito da un tumore un tecnico specializzato di un’acciaieria che per 13 anni ha usato il telefono cellulare, per lavoro, per circa due ore e mezza al giorno.
L’Inail è stata condannata dalla Corte d’Appello di Torino a pagare all’uomo, 63 anni, una rendita di 300 euro al mese.
Le radiofrequenze irradiate dal cellulare, infatti, gli hanno provocato un neurinoma del nervo acustico che lo ha reso sordo dall’orecchio sinistro e causato paresi facciale.
“Il caso patrocinato dagli avvocati dello studio legale Ambrosio & Commodo – racconta il Corriere della Sera – ” ha come protagonista un tecnico specializzato di un’acciaieria valdostana, che subito dopo essere andato in pensione aveva scoperto il tumore all’orecchio. In primo grado il Tribunale di Aosta aveva confermato il nesso causale. Ma l’Inail aveva deciso di ricorrere in appello. I giudici torinesi, per sfatare ogni dubbio, hanno deciso di disporre una nuova perizia e affidarla al professor Roberto Albera (ordinario di Otorinolaringoiatria dell’Università di Torino, autore di oltre 400 pubblicazioni). Il luminare, dopo mesi di confronto e studio con gli esperti di parte, ha confermato «l’elevata probabilità» del collegamento causale tra l’uso del telefono e il tumore anche «in relazione all’esclusione dell’intervento di fattori causali alternativi». «Appare ben evidente — si legge nella consulenza — che al momento l’etiologia del neurinoma dell’acustico non è conosciuta, ma che tra i fattori concausali vi sia l’esposizione a radiofrequenza se la dose espositiva è stata di sufficiente entità». Nel caso del 63enne aostano è stata calcolata una esposizione lavorativa «per non meno di 10.361 ore dal 1995 al 2008, a radiofrequenza da utilizzo di telefono cellulare con tecnologia Etacs fino al 2005».
«Questa sentenza è stata scritta da scienziati e non da giuristi. E conferma i rischi connessi all’uso del cellulare — spiegano al Corriere gli avvocati Renato Ambrosio e Stefano Bertone —. Si profilano nuovi problemi legali: sia Romeo che il nostro odierno assistito usavano cellulari omologati e settati secondo indicazioni di scienziati, che rassicuravano sostenendo l’innocuità per esposizioni sotto una certa soglia. Ciò nonostante hanno subito gravissimi danni alla salute».