Torino – Crisi Stellantis, Tavares chiede atri incentivi. Salvini lo attacca: “Si vergogni e chieda scusa”
Torino – Crisi Stellantis, Tavares chiede atri incentivi. Salvini lo attacca
Matteo Salvini ha duramente criticato Stellantis e il suo amministratore delegato, Carlos Tavares, per le richieste di incentivi dal Governo avanzate dall’azienda.
Salvini ha dichiarato che Stellantis, e in particolare la sua dirigenza, dovrebbero scusarsi con gli italiani per la cattiva gestione di una storica azienda automobilistica nazionale, che ha avuto un impatto sugli operai, sugli ingegneri e su tutto il settore dell’automobile in Italia.
La critica è stata espressa durante l’inaugurazione della linea M4 a Milano, dove il ministro dei Trasporti ha ribadito che l’azienda non è più nelle condizioni di chiedere alcun supporto economico.
“Tavares – ha dichiarato Salvini – “non è più in condizioni di chieder niente per come hanno mal gestito e male amministrato un’azienda storica italiana. L’ad e la dirigenza di Stellantis dovrebbero chiedere scusa agli operai, agli ingegneri, ai tecnici, agli italiani e alla storia dell’auto italiana
Tavares, parlando in Parlamento pochi giorni prima, aveva chiesto incentivi non per l’azienda stessa, ma per aiutare i cittadini italiani ad acquistare veicoli elettrici, altrimenti troppo costosi. La richiesta mirava a stimolare la domanda di auto elettriche, ma ha suscitato forti reazioni. Oltre a Salvini, anche il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha espresso disappunto, definendo le richieste di ulteriori incentivi “una pazzia”. Orsini ha sottolineato che l’industria italiana ha bisogno di mantenere le sue produzioni sul territorio e che chiedere altri aiuti statali non è una soluzione sostenibile.
In aggiunta, il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, si è detto preoccupato per la situazione e ha invocato un intervento diretto da parte del governo, esprimendo sfiducia nelle promesse di Tavares. Landini ha sottolineato la necessità di un’azione più incisiva da parte di Palazzo Chigi, temendo per il futuro della produzione automobilistica in Italia.
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