Un impianto solare della Duke Energy situato a Lake Placid, in Florida centrale, è stato danneggiato da un tornado EF-2, che si è formato durante l’uragano Milton.

Il tornado, con venti che variavano tra 111 e 135 miglia orarie, ha distrutto una parte dei moduli solari montati su inseguitori a singolo asse, pur risparmiando gran parte della struttura. Secondo i rapporti, il tornado ha colpito anche 20-30 abitazioni nelle vicinanze prima che l’uragano si abbattesse sulla zona.

L’impianto di energia solare, inizialmente sviluppato da EDF Renewables e completato da Duke Energy nel 2019, ha una capacità di connessione alla rete di 45 MW, sostenuta da 63,2 MW di pannelli solari. Nel 2022, una batteria agli ioni di litio da 18 MW è stata aggiunta al sito per migliorare la capacità di stoccaggio dell’energia.

Le immagini diffuse da Duke Energy mostrano la scia di distruzione del tornado, che ha colpito principalmente il quadrante occidentale dell’impianto, lasciando intatta la maggior parte delle strutture. Il percorso della tempesta si è sviluppato principalmente da nord a sud, con la parte settentrionale della tempesta più ampia, prima di ridursi verso il sud

“La graffiante ironia dei nostri tempi si rivela in ogni evento meteorologico estremo che colpisce – commenta Sébastien Poulin, esperto del settore – ” Ecco la centrale solare di Lake Placid in Florida, un impianto progettato per aiutarci a combattere il cambiamento climatico… Inaugurata nel 2019 con una capacità di 45 megawatt, aveva l’ambizione di fornire energia pulita e rinnovabile a più di 12.000 abitazioni. Eppure, solo cinque anni dopo, l’uragano Milton, il prodotto stesso del cambiamento climatico che stiamo cercando di fermare, ha devastato questo simbolo della nostra resistenza “verde”. E qui sta la tragedia della nostra lotta moderna: installiamo parchi solari, turbine eoliche e altre infrastrutture sostenibili per frenare l’aumento delle temperature, ma queste stesse infrastrutture sono ora esposte ai capricci violenti di un pianeta già in preda al cambiamento.

Questo circolo vizioso, in cui le soluzioni diventano vittime del problema che cercano di risolvere, rivela un’amara verità.
I nostri sforzi per rendere il mondo più sostenibile sembrano essere costantemente sorpassati, se non addirittura superati, dalla portata della crisi climatica che noi stessi abbiamo alimentato per decenni.

Ciò solleva una domanda profonda: come possiamo continuare a credere di poter risolvere un problema così vasto con tecnologie, per quanto ingegnose, quando le tempeste stesse le colpiscono in pieno? Questa corsa contro il tempo, mentre cerchiamo di curare le ferite della Terra e guardiamo la furia della natura scuotere le nostre fondamenta, ci costringe a ripensare il nostro rapporto con il progresso.

È più che mai evidente che la soluzione non sta solo in ciò che costruiamo, ma anche in ciò che dobbiamo cambiare radicalmente, in noi stessi e nei nostri stili di vita”.