Lo studio – In Italia un lavoratore su 2 ha competenze obsolete. Fa formazione solo il 25%

31/01/2021

Lo studio è stato ripreso in questi giorni dal Sole 24 Ore e racconta la realtà del nostro Paese.  mondo del lavoro nostrano.

In Italia un lavoratore su 2 ha competenze obsolete. Ma a fare formazione è soltanto un italiano su 4.
13 milioni di adulti, in Italia, hanno un livello di istruzione basso. Categorie «potenzialmente bisognose di riqualificazione per via di competenze “obsolete”.
Ma anche fra chi è laureato la situazione non cambia molto, spiega il Sole 24 Ore. Anche in questa fascia troviamo lavoratori bisognosi di formazione “a causa dell’innovazione e del cambiamento tecnologico in atto nel mondo del lavoro, oppure perché, nonostante la laurea, possiedono scarse capacità digitali, di alfabetizzazione e di calcolo”.

La quota di adulti che partecipa ad attività di istruzione e formazione è tuttavia bassissima.

Così scrive Claudio Tucci, esperto di di economia e finanza:

“La quota di adulti che partecipa ad attività di istruzione e di formazione è tra le più basse a livello internazionale: ci si attesta a un modestissimo 24% contro il 52% della media Ocse (indagini Piaac), e riguarda in netta prevalenza gli occupati (81%), che dichiarano di svolgere la formazione essenzialmente per motivi legati al miglioramento della carriera; di seguire corsi fuori dall’orario di lavoro, se si tratta di apprendimenti formali, o all’interno del proprio ufficio, per gli apprendimenti non formali. Non solo – aggiunge Tucci – ” I circa 13 milioni di adulti italiani con basso livello di istruzione rappresentano circa il 20% della popolazione adulta europea con un basso livello di istruzione (circa 66 milioni di individui totali); a testimonianza di un’emergenza formativa dai numeri piuttosto ampi che caratterizza, da tempo, il nostro Paese (e non è limitata ai soli studenti). Ma che rischia, ora, di produrre effetti pesanti su tessuto produttivo e intero Paese in vista della (auspicabile) ripartenza, uscendo (si spera presto) dalla pandemia.

Per tutti questi motivi, l’Italia dovrebbe puntare con forza a investire parte delle risorse del Recovery Plan sulla formazione continua. Non solo per affrontare il gap di competenze a sostegno dell’occupazione, ma anche per garantire la modernizzazione della Pa, la digitalizzazione dell’economia e il sistema di istruzione scolastica”.

Sul Sole 24 Ore è stato pubblicato l’appello sottoscritto da esperti appartenenti a diversi enti, tra cui Antonio Ranieri (Cedefop, Centro europeo per la formazione professionale), Sebastiano Fadda (Inapp), Giovanni Biondi (Indire), Giorgio Sbrissa (Evta, European Vocational Training Association).
Si tratta di una lettera aperta, – si legge sul quotidiano di economia “indirizzata a istituzioni e politica con lo scopo «di non sprecare l’occasione» e realizzare «entro il 2025 l’obiettivo Europeo del 50% di adulti che partecipano in attività formative almeno una volta ogni 12 mesi». «Lo abbiamo imparato anche da questa crisi – è scritto nella lettera appello – reagire all’emergenza e costruire soluzioni sostenibili per il futuro richiede capacità e risorse propriamente umane e in primo luogo tutte le competenze – di base, trasversali, sociali, scientifiche e imprenditoriali – necessarie per affrontare l’incertezza e creare opportunità dalle nuove tecnologie, dall’allargamento degli scambi internazionali, così come dal vasto patrimonio di beni culturali e naturali di cui l’Italia dispone».

E il Recovery Fund rappresenta un’opportunità storica, «per creare nel nostro Paese – si legge nella lettera – un vero e proprio sistema di formazione permanente in grado di dare accesso sistematico e opportunità di formazione e sviluppo delle competenze a tutti gli italiani, siano essi occupati stabilmente o in forme atipiche, in cerca di occupazione, liberi professionisti, creatori di proprie iniziative imprenditoriali, o fuori dal mercato del lavoro. Siamo convinti che il nostro Paese sia oggi dotato delle capacità e risorse necessarie per realizzare questo salto di qualità strutturale – è la conclusione dell’appello -. Riteniamo sia necessario un tavolo di confronto sull’istruzione e formazione degli adulti, riavviando processi e coinvolgendo le reti esistenti».

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