18/12/2022

Territorio

Torino – Attese infinite nei Pronto Soccorso, l’incubo continua. “Dalla Regione nessuna soluzione”. L’attacco del sindacato

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Il piano regionale sui pronto soccorso? Per il Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche, ci sono molti punti ancora da chiarire in relazione alle lunghe attese che i pazienti devono sopportare prima di un eventuale ricovero. Gli interrogativi che Francesco Coppolella, segretario regionale del Nursind non sono di poco conto.

“Abbiamo letto la nota della Regione Piemonte relativa alla presentazione del piano sui Pronto soccorso che a quanto si legge sarà presentata martedì 20 dicembre.
Da quello che abbiamo letto non mi pare si sia compreso bene il problema. Non è pagando 100 euro all’ora una prestazione del medico una risposta strutturale come tanto meno non lo è pagare per fare i fogli inail seppur gravano sul carico di lavoro – sottolinea l’eponente sindacale -. Vogliamo sapere cosa si intende fare per i pazienti che sono costretti a stare più giorni in barella in attesa di un posto letto e starci tra l’altro nelle condizioni che non hanno più bisogno di ulteriore descrizione. Vogliamo sapere quale sia il programma per far si che pazienti che potrebbero e dovrebbero trovare risposte a domicilio e/o sul territorio non si rechino più in ospedale e in ps o ancora continuano a stare in ospedale impropriamente perchè fuori non siamo in grado di assisterli”.

Francesco Coppolella non ha dubbi: c’è l’estremo bisogno di assistenza e non solo di fare diagnosi, ma pare che nessuno voglia capire il senso di questo semplice passaggio. A suo giudizio pagare di più per mandare più medici in Pronto soccorso va bene, ma forse sarebbe meglio preoccuparsi di non fare arrivare i pazienti in pronto soccorso e soprattutto preoccuparsi di come gestirli dopo che il medico li ha visti.

“Non siamo una fabbrica. Queste cose hanno nome e cognome. Cure primarie assenti e assistenza dignitosa che non riusciamo più ad erogare in queste condizioni. Cosa vuole fare la Regione delle case della salute e degli ospedali di comunità? Come intende organizzare la medicina delle cure primarie, servono o meno più posti letto e più personale per gestirli? – Si chiede Coppolella -. Continuiamo a togliere acqua con il secchiello da un fiume in piena. I pazienti hanno bisogno di avere risposte fuori dall’ospedale oltre che cure e assistenza dignitosa all’interno di essi, punti di riferimento che oggi non ci sono.

Il concetto di continuità assistenziale non esiste. I pazienti hanno bisogno di essere assistiti, non basta solo visitarli perché i maggiori guai capitano per la carenza di assistenza. Come bisogna dirlo ancora?  Senza parlare della dignità delle persone.
Cosa intende fare la Regione oltre a proporre la stessa soluzione dei 100 euro all’ora? Ci aspettiamo risposte strutturali e non provvedimenti tampone. Gli infermieri se messi nella condizione adeguata faranno la loro parte se interpellati. Il personale ha sì certo necessità di essere riconosciuto e valorizzato economicamente, anche gli infermieri, ci mancherebbe ma innanzitutto vuole lavorare in modo dignitoso. Ricordiamo infine che mancano tanti infermieri e servono molte assunzioni ma questo ormai l’abbiamo detto più volte e sembra che non venga recepito. Ne abbiamo abbastanza di annunci spot”.

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